L’osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata da una lenta rarefazione del tessuto osseo per rimaneggiamento da parte degli osteoclasti contemporaneamente ad una ridotta deposizione di matrice ossea da parte degli osteoblasti. Nella donna dopo i 50 anni è tipica la comparsa di osteopenia che poi evolve in osteoporosi (inducendo fratture delle ossa a seguito di traumi anche non estremi).
Se si va a guardare ciò che si sa, ci si rende conto che l’osteoporosi è ben conosciuta come è ben noto il dato epidemiologico che circa il 50% delle donne occidentali è a rischio di avere almeno una frattura dovuta all’osteoporosi nella vita ed in alcuni casi a seguito di tale frattura, soprattutto quelle del femore o dell’anca, possono essere causa di morte per eventi secondari alla frattura e/o all’allettamento per la frattura. Quello che pochi sanno è che l’incidenza di morte a seguito delle fratture per osteoporosi è ben più alta della somma di quelle per infarto e per cancro della mammella nella donna (1, 2). Le ossa e lo scheletro sono un organo ben più complicato di quanto in genere si pensi. Di fatto all’interno di molte ossa lunghe (nel midollo osseo) si generano gli elementi del sangue e lo scheletro tutto si ricambia in modo plastico e continuo, ogni giorno, e tutto sotto un ben preciso controllo endocrino, diretto o indiretto. Il calcio è l’elemento costituente della matrice ossea, in costante equilibrio con quello dissolto nel torrente circolatorio.
Ogni cambiamento e soprattutto la riduzione dei suoi livelli ematici determina un’immediata attivazione degli osteoclasti che degradando matrice ossea liberano calcio nel sangue, per riportare l’equilibrio. Una volta che l’equilibrio si ristabilisce, gli osteoclasti si bloccano e gli osteoblasti riprendono a costruire matrice ossea usando di nuovo il calcio. E questo accade sempre, tutti i giorni, per tutta la vita, almeno fino a che si è in salute. Ma qualcosa comincia a non funzionare con l’invecchiamento e quando a questo si aggiunge il calo estrogenico della peri e post menopausa le cose cambiano .
Di fatto l'equilibrio della struttura ossea si altera e la velocità di montaggio della matrice diviene lenta e di conseguenza la degradazione osteoclastica diviene dominante, innescando prima l’osteopenia e poi l’osteoporosi.
Che il mondo endocrino agisca sul metabolismo osseo e del calcio è noto a tutti, il punto è che ce lo dobbiamo ricordare sempre, soprattutto quando si superano i 45-50 anni e ci si prepara alla fase della transizione menopausale.
Gli ormoni gonadici, in testa l’estradiolo, modulano l’attività osteoblastica e spingono la deposizione della matrice ossea, accompagnati da un’azione specifica di altri ormoni quale la calcitonina, prodotta dalla tiroide, che modula l’attività osteoblastica, rallentandola per non renderla eccessiva dato che l’altro ormone dell’area tiroidea, l’ormone paratiroideo (PTH), ne stimola l’attività (2). Su tutti questi primi attori si aggiunge l’effetto degli ormoni estrogeni, dell’estradiolo durante la vita fertile fino alle soglie della menopausa e poi della terapia sostitutiva al momento della transizione menopausale. Infatti, gli estrogeni frenano la degradazione attuata dagli osteoclasti e spingono l’attività osteoblastica.
Ora non è che si deve pensare di intervenire in modo unico nella prevenzione dell’osteopenia e dell’osteoporosi con il trattamento ormonale sostitutivo (TOS) ma si deve considerare che nella fase menopausale all’essenziale possibilità di trattamento con i bifosfonati, alendronati o altre molecole (2) va data, se possibile, una copertura ormonale con la TOS, anche a basso dosaggio. Il trattamento con i bifosfonati o alendronati è certamente indicato quando siamo in presenza di una osteoporosi ma se ancora non si è arrivati ad una rarefazione ossea di tale livello e siamo ancora nella sfera dell’osteopenia, è pensabile l’abbinamento di una TOS .
E' compito del medico curante in primis e del ginecologo dare informazioni su una corretta alimentazione e su una adeguata minima attività fisica.
Mangiare bene e muoversi sono elementi che prescindono dalla menopausa. Curare l’alimentazione vuol dire introdurre elementi utili e salutari, quali il calcio e vitamina D, ma non in grandi quantità, non esagerare con i grassi e gli zuccheri , giusta dose di amidi (pasta, pane o riso) e meglio a pranzo.
La mobilità stimola le masse muscolari ed i loro tendini che si inseriscono sulle ossa che sono così a loro volta stimolate ed irrobustite. Non è solo quindi una questione di ridurre il peso corporeo, fare attività fisica e non magiare dolci, è il modo di dare all’organismo ed allo scheletro motivi validi per auto mantenersi sano. Stare poi a fare camminate e passeggiate, girate in bicicletta, quando la stagione lo permette, a braccia scoperte sotto il sole, stimola la produzione cutanea di vitamina D, dando altri elementi positivi per la buona gestione delle ossa ma anche del metabolismo, visto che la vitamina D pare che aiuti il controllo metabolico degli zuccheri!
Tutti ( anche gli uomini)dobbiamo prestare attenzione a questi aspetti della nostra salute, l’età media aumenta, sempre più, le risorse per mantenere la buona salute e curare le malattie sono sempre in calo, l’unica arma è quindi nella prevenzione, nell' alimentazione e nell’esercizio fisico, quotidiano se possibile. attenzioni.
1.Bohannon J. Osteoporosis’ silent risk. Endocrine News, 16-18, Marzo 2013
2.
Diab DL, Watts NB. Postmenopausal osteoporosis. Curr Opin Endocrinol Diabetes Obes 2013, 20:501–509
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