Non è solo l’età ad esporre a un maggior rischio il cuore, ma anche il proprio profilo di rischio cardiovascolare. Per una corretta prevenzione bisogna conoscerlo, valutarlo e attuare la giusta prevenzione
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e nel mondo: hanno causato 17,9 milioni di decessi a livello mondiale nel 2016 (dati OMS) e 220.000 in Italia nel 2019 (dati Istat).
Da un’analisi della popolazione italiana per fattori di rischio, emerge un quadro piuttosto preoccupante: il 18% degli italiani è iperteso, ci sono 10 milioni di fumatori, 3 milioni e 200.000 diabetici e 6 milioni di obesi (fonte: Istat, 2019).
Per ciascuno di questi fattori, il rischio cardiovascolare si moltiplica.
Per questo è necessario ribadire l’importanza della prevenzione e impostare una serie di comportamenti virtuosi alla base di uno stile di vita sano.
Identificare i fattori di rischio ed essere consapevoli del proprio stato di salute è il primo passo per proteggere il proprio cuore.
Non è tanto l’età, infatti, il fattore discriminante che espone alle malattie cardiovascolari, quanto la presenza di altre patologie, la familiarità e le “cattive” abitudini.
Per questo è fondamentale conoscere il proprio rischio cardiovascolare e, su consiglio del proprio medico, attivare di conseguenza un piano di esami diagnostici e terapie
“La prevenzione è fondamentale, basti pensare che la maggior parte degli eventi cardiovascolari è evitabile attraverso una buona attività di prevenzione”.
Il rischio cardiovascolare e le categorie di rischio
“Per rischio cardiovascolare intendiamo la possibilità di avere un episodio avverso cardiovascolare nei successivi 10 anni.
La prima visita cardiologica ha un ruolo cruciale per stimare questo rischio e definire gli accertamenti più appropriati da eseguire e la loro periodicità
La Società Europea di Cardiologia nel 2016 ha fornito un sistema che permette di suddividere i pazienti in quattro categorie di rischio:
§ basso
§ medio
§ alto
§ molto alto.
Anche le più recenti linee guida della Società Americana, del 2019, sostanzialmente ribadiscono le stesse indicazioni. In linea generale, è raccomandato ripetere la stima del rischio ogni 5 anni, e più precocemente in presenza di alcune condizioni”.
I fattori che predispongono alla malattia cardiovascolare
Le condizioni che fanno aumentare il rischio cardiovascolare e necessitano di controlli con maggior frequenza, sono:
§ ipercolesterolemia, ovvero livelli alti di colesterolo verificabili tramite esami del sangue
§ pressione alta
§ tabagismo: il fumo raddoppia la comparsa di malattie cardiovascolare
§ diabete mellito
§ familiari con una diagnosi di malattia cardiovascolare in giovane età: per giovane età si intende meno di 55 anni per gli uomini e meno di 65 per le donne
§ obesità
§ vita sedentaria e inattività: si intende meno di 30 minuti di attività fisica al giorno, in particolare per pazienti lungodegenti o allettati da settimane
§ depressione
§ stress psico-sociale
§ malattie infiammatorie e/o immunitarie croniche
§ insufficienza renale cronica
§ sindrome delle apnee notturne
§ steatosi epatica non alcolica.
Esami e trattamenti personalizzati in base alla fascia di rischio
“L’essere considerati in una fascia ad alto rischio consente di ricevere un programma di accertamenti e un trattamento appropriati. Per esempio, i pazienti considerati a basso rischio riceveranno solo degli incoraggiamenti a condurre una vita sana, all’insegna dello sport e della corretta alimentazione.
I pazienti a rischio elevato, cioè chi è affetto da condizioni che predispongono alla malattia cardiovascolare, oltre a seguire i consigli e modificare lo stile di vita, devono iniziare un trattamento farmacologico volto a ridurre tali fattori. Parliamo per esempio di farmaci che servono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, o a ridurre i valori di pressione arteriosa o a curare il diabete mellito”.
Gli esami diagnostici a cui sottoporsi
“La possibilità che i pazienti ad alto rischio abbiano già in atto una malattia coronarica è molto elevata: a volte si presenta in modo asintomatico e per questo è necessario sottoporsi a test diagnostici più approfonditi, come:
§ ECG da sforzo
§ ecocardiogramma da stress (fisico o farmacologico)
§ risonanza magnetica da stress farmacologico
§ TAC coronarica.
Non esistono quindi indicazioni precise per fascia d’età, ma piani diagnostici per livello di rischio: per questo è ancora più importante affidarsi al proprio medico di base, o a un cardiologo, che farà un identikit e studierà un percorso diagnostico ad hoc per ogni paziente.
In linea di massima, per gli uomini sotto i 40 anni e le donne sotto i 50 anni con basso rischio cardiovascolare, è consigliabile fare una visita ogni 5 anni.
Ovviamente, se si svolge qualsiasi tipo di attività fisica, anche non agonistica, è opportuno sottoporsi a un elettrocardiogramma annuale, eventualmente accompagnato da una visita cardiologica”.
Il nostro cardiologo di riferimento : dott. Erminio Mauro ( policlinico di Modena) esegue visite specialistiche complete di ECG ed ecocardiogramma + valutazione del rischio cardiovascolare presso lo studio medico sannita e il centro medico napolitano
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